Notule
(A cura di
LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE E NOTIZIE - Anno XVII – 07 marzo 2020.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia”
(BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi
rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente
lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di
pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei
soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]
Lesioni del midollo spinale:
individuato un nuovo meccanismo della microglia mediato da Plexin-B2. Zhou e
colleghi hanno scoperto un nuovo ruolo della microglia attivata e dei macrofagi
durante la riparazione di gravi lesioni del midollo spinale. Le cellule della
microglia promuovono la delimitazione istologica e formano una barriera
protettiva intorno all’alone che circonda la zona del danno (penumbra), grazie al recettore Plexin-B2 (axon guidance receptor).
[Cfr.
Zhou X., et al. Nature Neuroscience AOP – doi: 10.1038/s41593-020-0597-7,
2020].
La rete ciliare del terzo ventricolo
scoperta di recente e il ruolo del suo flusso di liquor. Gregor Eichele e colleghi hanno studiato l’intricata rete di
flussi ciliari che caratterizzano il terzo ventricolo, discutendo il
significato fisiologico di questa corrente di fluido cefalorachidiano per il
trasporto direzionato di segnali, sia all’interno della stessa cavità
ventricolare, sia al parenchima cerebrale nell’adiacente struttura ipotalamica.
Lo specifico dispositivo ciliare, recentemente scoperto, guida una corrente di
molecole di segnalazione dinamicamente trasmesse nel cervello, che meritano
tutta l’attenzione dei ricercatori. [Eichele G.,
et al. Philos Trans R Soc Lond
B. Biol Sci. 375 (1792), 20190154, 2020].
Le decisioni favorevoli alla
socialità richiedono una coordinazione specifica tra amigadala
e corteccia. La differenza nei circuiti attivi fra una
decisione prosociale e una decisione antisociale si
ritiene possa aiutare a comprendere le basi cerebrali di due comportamenti
opposti: il primo, più spesso associato alla fisiologica tendenza aggregativa,
e il secondo, accostato alla tendenza tipica dei disturbi dello spettro dell’autismo.
Dal Monte e colleghi hanno attentamente analizzato, nei primati, la sincronia
tra l’amigdala e il giro cingolato anteriore, durante il processo
decisionale relativo a una scelta di carattere sociale. I ricercatori hanno
accertato che una coordinazione fine e altamente specializzata tra queste due
formazioni è richiesta solo per la scelta socializzante. [Cfr. Dal Monte O.,
et al. Nature Neuroscience AOP – doi: 10.1038/s41593-020-0593-y,
2020].
Malattia di Alzheimer: il modello
multiplex della sua genetica consente nuovi approcci clinici e sperimentali. L’importanza
dei fattori genetici nella malattia di Alzheimer è assolutamente prioritaria,
ma la difficoltà di definire i profili poligenici di rischio per le forme
sporadiche della malattia ha finora limitato molto l’utilizzo clinico dei dati
acquisiti. Le forme familiari sono classicamente associate a mutazioni
genetiche ereditate come caratteri mendeliani autosomici dominanti (in APP, PS1
e PS2), mentre varianti di altri geni possono condurre a forme sporadiche. Le
forme familiari hanno inizio presenile e la loro ereditabilità è stimata
superiore al 90%; per le forme ad inizio tardivo le stime variano da 58 a 79%.
L’associazione genetica costituisce una robusta base concettuale per la
comprensione dell’eziologia di tutte le forme di questa complessa patologia,
che la nostra scuola neuroscientifica considera composita ed eterogenea, perché
costituita da entità con simile patogenesi e fisiopatologia ma con base causale
differente.
Più di 50 loci sono attualmente associati alla
neurodegenerazione alzheimeriana, che risulta essere una patologia a componenti
multiple, come indicano le pathway analyses (immunità,
endocitosi, trasporto del colesterolo, ubiquitinazione,
elaborazione di β-amiloide e tau). Oltre il 50% dell’ereditabilità dei
casi ad inizio tardivo è stata catturata, consentendo ai ricercatori di
calcolare l’accumulo del rischio genetico per l’Alzheimer. Il calcolo del
rischio poligenico consente di prevedere la malattia con una precisione del 90%,
e costituisce un’ottima risorsa nello strumentario di ricerca che potrebbe
consentire la selezione delle persone con le stime di più elevato rischio poligenico
per la sperimentazione terapeutica clinica e per la “medicina di precisione”. Rebecca
Sims, Matthew Hill e Julie Williams sostengono che potrebbe essere impiegato
anche per creare modelli cellulari di rischio combinato.
I tre ricercatori dell’Università di Cardiff
hanno proposto il multiplex model quale nuova prospettiva per la
comprensione della malattia di Alzheimer: il modello consente la combinazione
di alcune o tutte le componenti genetiche ed ambientali, secondo un criterio
tessutale, per innescare o sostenere la cascata di eventi patologici che porta
alla perdita cellulare e sinaptica osservata nella malattia. [Cfr. Sims R.,
et al. Nature
Neuroscience AOP – doi: 10.1038/s41593-020-0599-5, 2020].
Nell’apprendimento motorio processi automatici
compensano gli errori delle strategie esplicite. Il grado
di efficienza di un nuovo meccanismo dimostrato da Yohsuke
Miyamoto e colleghi potrebbe spiegare la differenza,
a parità di allenamento, fra la prestazione di un fuoriclasse e quella di un
atleta medio. L’apprendimento implicito – maggiormente dipendente dalle doti
innate – accresce la fedeltà della prestazione durante l’apprendimento motorio,
ripulendo a fine adattativo dal “rumore” generato dalle strategie esplicite (ad
es.: le tecniche insegnate ai calciatori) che hanno bassa fedeltà neurofunzionale.
[Cfr.
Miyamoto Y. R., et al. Nature Neuroscience AOP – doi:
10.1038/s41593-020-0600-3, 2020].
Una
ragione dei dissidi di coppia ha radici nella concezione antropologica di sé,
dell’altro e della vita. Se i motivi psicologici la fanno
da padrone nella realtà e nell’analisi delle cause che portano alla conflittualità
di coppia, che a volte esprime intolleranza della posizione di reciproca
identificazione, le basi neurobiologiche e le convinzioni radicate non possono
essere trascurate, se non altro per la loro influenza sull’entità e le forme
degli investimenti affettivi. Dopo la fase di innamoramento – che equivale a
una sindrome acuta di identificazione, secondo la definizione del nostro
presidente – la forza delle componenti immaginarie del rapporto diminuisce, e
la capacità di condivisione esistenziale alla distanza ravvicinata tipica della
relazione di coppia diventa fondamentale. Sicuramente la maturazione affettiva
dei partner, con lo sviluppo dell’abilità di adattamento allo stile di
vita adulto, ha un’importanza fondamentale, soprattutto in relazione alla
capacità di assumersi la responsabilità dell’altro di fronte agli eventi della
vita: le persone in questo senso immature finiscono per essere distruttive di
ogni rapporto profondo, stabile e duraturo.
Ma, spesso si trascura un altro aspetto,
forse in un certo numero di casi altrettanto importante della maturazione
affettiva di fondo: la concezione culturale dell’uomo e del mondo sulla quale
consapevolmente o inconsapevolmente una persona ha modellato sé stessa. La
distanza ravvicinata del rapporto di coppia – a dispetto di quanto sembrano credere
alcuni, da come si comportano – non consente di tenersi per sé tale concezione come
se fosse un’opinione politica, una simpatia sportiva o una preferenza del gusto,
perché il modo in cui profondamente si intende il senso della vita e il valore
della persona attiene all’identità. E l’identità nel rapporto di coppia deve
essere in parte condivisa, e, se nella condivisione l’identità si sente
minacciata dall’unione col suo opposto, si genera una questione di vita o di
morte che scatena furore e aggressività o fuga e sconforto.
Questo argomento è stato affrontato
al seminario sull’Arte del Vivere, ponendo in rapporto la traccia linguistica
del valore originario di senso legato alla radice sanscrita *swe con l’origine psicoantropologica
dell’identità di relazione.
Notule
BM&L-07 marzo 2020
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